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Villa Sardini – Presentazione Cantina

L’azienda agricola Pieve di Santo Stefano è situata ai piedi della bella Pieve romanica di Santo Stefano (13° secolo), sulle colline che dominano la città di Lucca, che dista circa 7 km. La proprietà si estende su una superficie di circa 60 ettari di cui dodici consacrati ai vigneti. Già i Romani e prima di loro gli Etruschi, scoprirono il “Terroir” delle colline che circondano Lucca e  iniziarono a fare vino in questo territorio eccezionale. Riconoscente agli Antichi di questa scoperta, è orgogliosa di preservare nel tempo la ricchezza che le hanno tramandato.
Un territorio eccezionale
La promessa di un grande terroir
Geografia
Il territorio di Lucca presenta condizioni climatiche più fresche e pluviometria superiore rispetto a tutto il resto della Toscana: questo spiega la composizione dei blend tradizionali che, da secoli, affiancano al Sangiovese vitigni più precoci come il Merlot, il Ciliegiolo e il Syrah. In una situazione di riscaldamento globale questa configurazione è risultata particolarmente vantaggiosa e ha reso la zona molto interessante per lo sviluppo di vini di qualità. Vini che risultano forse meno esuberanti e meno concentrati rispetto a quelli del sud della Toscana, ma molto più sottili ed eleganti. Un pò come i vini di Borgogna rispetto a quelli di Bordeaux.
A Pieve S.Stefano tutto il nostro lavoro tende ad esprimere al meglio gli aromi complessi di questa particolarità e si ritrova in modo inconfondibile nell’eleganza, nella freschezza e nell’alta beva dei nostri vini.
La posizione della nostra tenuta offre alla cultura dell’uva un ambiente particolarmente favorevole: l’altitudine dei vigneti, tra 180 e 290 m, l’esposizione Sud-Est / Sud-Ovest, la ventilazione, l’inclinazione compresa tra 10% e 20%, le escursioni termiche accentuate dalla presenza dei boschi circostanti… tutto concorre ad una maturazione ottimale dell’uva e alla freschezza dei vini, dotati della complessità degli aromi tipici del nostro terroir.
Geologia e pedologia
L’alta capacità drenante dei nostri suoli, naturale o rinforzata (in particolare nelle zone argillose), ci permette di sfruttare l’apporto in acqua senza inconvenienti per una giusta sanità dei vigneti, al fine di ottenere struttura nei nostri vini. La varietà morfologica dei suoli e sottosuoli (terreno in generale franco-argilloso, ricco in elementi minerali e povero di sostanza organica) sulle diverse parcelle della proprietà conferisce ai nostri vini una complementarietà di struttura e d’intensità aromatica.
Il lavoro in vigna
Per un’alta qualità dell’uva
A causa della diversità dei suoli e dei microclimi all’interno della nostra proprietà, sono stati accuratamente scelti vitigni e cloni adatti ad ogni parcella. Ad esempio i pendii al di sotto del Lombardo sono risultati essere il terreno ideale per i Sangiovese; i Merlot si esprimono al massimo nella zona situata intorno alla chiesa romana e il Cabernet nel terreno franco-sabbioso di Carignano.
I vigneti della Pieve di Santo Stefano sono impostati per ottenere il massimo della qualità. Il sesto d’impianto è di 2,40 m per 90 cm per un totale di circa 5.000 piante per ettaro. Questo permette di abbassare notevolmente il carico di uva per pianta in fase di diradamento. Una delle caratteristiche peculiari dei vigneti è la spalliera innalzata a 2,40 m. Questo aumento notevole della superficie fogliare permette, attraverso l’incremento della fotosintesi clorofilliana, una migliore e anticipata maturazione dell’uva.
L’allevamento adottato è il cordone speronato bilaterale per sangiovese e merlot, il guyot per ciliegiolo, colorino, syrah e cabernet.
Il lavoro svolto in vigna, essenzialmente manuale, mira a raggiungere l’equilibrio vegeto produttivo proprio a ciascun vitigno e ad ogni parcella per ottenere dei vini che esprimano al massimo l’originalità e la specificità del territorio.
La scelta della conversione al biologico è stata molto ragionata ed è lontana da mode e “questioni di etichetta”: siamo infatti profondamente convinti che l’alta qualità dell’uva non risulti mai dalla chimica, ma da monitoraggi continui e da un lavoro manuale intenso in vigna, effettuato da personale interno all’azienda e tecnicamente preparato.
Il lavoro in cantina
Per rendere al vino tutto il potenziale del terroir
La vigna (e in particolare il Sangiovese) è la pianta che più di tutte ha la capacità di concentrare nel frutto l’anima della terra che la nutre. Dall’uva alla bottiglia, attraverso tutte le tappe della vinificazione, la nostra ambizione è produrre vini che sublimano le proprietà del terroir.
L’uva , vendemmiata a mano e raccolta nelle speciali cassette, arriva alla pigiatura al termine di un processo rigoroso di selezione.
La raccolta di ogni vitigno e di ogni parcella è trattata in vasche separate per rispettare la diversità delle date di vendemmia e approfittare delle caratteristiche proprie a ogni micro-terreno.
La vinificazione si svolge in vasi vinari di acciaio con controllo della temperatura.
Si effettuano pochi rimontaggi, solo in fase di fermentazione, per evitare una sovraestrazione con conseguenti tannini troppo duri e austeri. In fase di macerazione l’assenza di rimontaggi permette di estrarre a pieno dalle fecce sostanze naturali che ammorbidiscono i tannini.
L’affinamento si svolge in acciaio per il vino aziendale, il Villa Sardini. L’uso del legno viene modulato in base alla tipologia di vitigno in modo da non risultare mai invasivo. Per questo seguiamo la tradizione, affinando il Sangiovese di selezione (Ludovico) in legno grande (botte di rovere da 15 e 20 hl) e il taglio bordolese (Lippo) in barrique. I nostri legni provengono dai migliori tonnelier francesi.
Per preservare la qualità del vino e aumentarne la capacità di invecchiamento in bottiglia, abbiamo optato per un imbottigliamento automatizzato ad altissima tecnologia: l’imbottigliamento viene effettuato in assenza di ossigeno ricorrendo all’utilizzo di gas inerti. L’utilizzo di
L’enologo Lorenzo Landi
Dapprima agronomo e poi enologo, dopo risultati eccellenti all’università di Pisa, Lorenzo Landi ha completato il suo percorso in Francia: prima in Borgogna (1992 e 1993), dove ha collaborato tra l’altro con la proprietà Leflaive, poi a Bordeaux al seguito di Denis Dubourdieu, professore di enologia noto a livelli mondiali che svolge attività di ricerca scientifica, di consulenza e di vinificazione nelle proprietà di famiglia.
Lorenzo è l’enologo che orienta le scelte e il lavoro della nostra azienda sin dal 2005 e ci aiuta, secondo la formula di Dubourdieu, a definire lo stile e il gusto dei vini, in modo che siano allo stesso tempo bevibili e inimitabili, piacevoli e tipici.
Abbiamo scelto la sua consulenza per la sua chiarezza, per il suo perfezionismo sul lavoro in vigna e perché condiviamo la stessa visione su terroir e tradizione.
Storia
La storia della proprietà ha conosciuto il suo apice con la famiglia Sardini che fece costruire e poi ingrandire nel 18° secolo una villa padronale in mezzo a vigne e oliveti e a poche centinaia di metri dalla pieve romanica.
La Famiglia Sardini
 
I Sardini erano una famiglia nobile importante della città; a partire dal Medioevo fino alla conquista di Lucca dai Francesi nel 1799, e insieme agli Arnolfini, i Cenami, i Burlamacchi e i Guinigi, essi diedero i principali rappresentanti al Potere esecutivo della Repubblica indipendente di Lucca.
Il primo a stabilirsi a Lucca fu Dino Sardini nel 14° secolo, provenendo dalla vicina Pieve San Paolo. Al di là della carriera militare, i suoi numerosi discendenti ebbero a Lucca un ruolo dominante in tutti i campi: politico, diplomatico, finanziario e industriale. Ci fu anche un vescovo.
Scipione nel 16° secolo in Francia e Giovan Battista Domenico nel 18° secolo a Lucca sono sicuramente i due più illustri rappresentanti della famiglia Sardini.
Scipione
Ci potremmo azzardare a dire che la straordinaria (e controversa) ascensione di Scipione Sardini in Francia sotto i Valois (divenne una sorta di ministro delle finanze di Caterina dei Medici e in seguito di suo figlio, il re Enrico III) assomiglia a quella di Mazarino qualche decennio più tardi con i Borboni: Scipione fu duca de Buzancy, conte di Chaumont, sposò la bella Isabeau de la Tour d’Auvergne e possedeva un palazzo  a Blois, uno a Parigi (la via Scipione nel V arrondissement porta ancore il suo nome) e uno dei più famosi castelli della Loira, Chaumont sur Loire!
Giovan Battista Domenico
Ambasciatore della Repubblica di Lucca presso i sovrani più potenti del 18° secolo, Giovan Battista Domenico fece una carriera esclusivamente lucchese, ma ebbe un ruolo politico di primo piano. Membro più volte del consiglio degli anziani, la prima volta a 26 anni, ne fu tre volte Gonfaloniere.
Lodovico
Lodovico, fratello maggiore di Giovan Battista, dà il nome ad uno dei nostri tre vini: il “Ludovico Sardini”. Come il suo fratello minore fu membro del Consiglio degli Anziani e fu Gonfaloniere due volte. Morto senza discendenza, questo grande conoscitore di arte e di vini decise di farsi seppellire nella cappella della proprietà della Pieve di Santo Stefano, alla quale era molto affezionato.
Dai Sardini ai nostri giorni
Per ironia della sorte, fu solo Giacomo Sardini, ultimo discendente maschio di Dino e morto senza discendenza, a ottenere nel 1900 il titolo di marchese. La proprietà passò allora ai Giurlani, famigla di industriali Lucchesi, molto attivi nella produzione e trasformazione dei cereali. All’inizio del 20° secolo, Adolfo Giurlani fu tra i primi italiani capace di intervenire sui futures di grano al Chicago Board of Trade. Dal matrimonio del Cavalier Francesco Piccioli di Corsanico con Pia Giurlani, figlia di Adolfo, la proprietà è rimasta ai Piccioli fino ai proprietari attuali.